Donna e mamma: una speranza anche per le ragazze affette da sindrome di Rokitansky
La sindrome di Rokitansky colpisce le donne affette da agenesia dell'apparato genitale: in parole più semplici, sono donne che sono nate senza utero e senza vagina.
Una sindrome abbastanza rara, che colpisce alla nascita una donna ogni 4 mila. La scoperta della malformazione coincide con l'età dello sviluppo, quando le ragazze attendono le prime mestruazioni, che non arrivano”, afferma Luigi Fedele, ginecologo del centro di cura delle anomalie dell'apparato genitale femminile dell'IRCCS ospedale San Raffaele di Milano.
Una volta riscontrata la malformazione, si pone il problema di cosa fare. “La prima è il recupero della funzione sessuale delle ragazze, per consentirne - spiega Fedele -, un normale sviluppo psico-affettivo, di sposarsi, di avere una famiglia”. Il centro di anomalie congenite femminili del San Raffaele effettua questo tipo di intervento con una tecnica mini invasiva, estremamente efficace anche in termini estetici “preservando la fertilità delle ragazze, con il prelievo contestuale degli ovuli durante l'intervento chirurgico”, racconta il direttore del centro, Massimo Candiani: “E' la prima esperienza mondiale di questo livello. Abbiamo operato circa una ventina di casi - prosegue -, quindi non più un'esperienza pionieristica”.
La conservazione degli ovuli, apre la strada alla soluzione di un secondo problema che si pongono la maggior parte delle donne che, pur affette da questo tipo di malformazione, desiderano essere madri, avere dei figli.
“La possibilità ancora in fieri – spiega il professor Fedele - è quella del trapianto d'utero, che in alcuni paesi come la Svezia è già una realtà, ma in Italia non è ancora stato eseguito. Poi, l'ipotesi dell'adozione, e, come terza opzione, anche la possibilità di una gravidanza surrogata, cioè di utilizzare un utero in affitto”.
Il Centro di anomalie congenite femminili del San Raffaele è di recente costituzione, ma è il frutto di una lunga serie di studi nel corso di un periodo pluridecennale orientati alla terapia, alla diagnosi, al trattamento di numerose anomalie congenite dell'apparato genitale femminile. “Sono patologie che pongono lo specialista non avvezzo al trattamento di questa patologia in difficoltà nel tempo diagnostico o nella scelta terapeutica”, precisa Candiani. “Nel nostro contesto i pazienti trovano finalmente un trattamento globale, a 360 gradi”.
Nicola Vaglia