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La sanità della Lombardia
Il sistema sanitario e l'attività ospedaliera nel periodo 2003-2008
Nella trentennale e travagliata storia del Servizio sanitario nazionale (Ssn) italiano, nato con la Legge 23 dicembre 1978 n. 833 nel tentativo di applicare al nostro paese il modello di welfare sanitario britannico noto come “modello Beveridge”, la Lombardia ha introdotto con la Legge Regionale 11 Luglio 1997 n. 31 una innovazione per molti aspetti radicale.
Integrando i principi generali di universalità e solidarietà posti alla base del Ssn con quelli di sussidiarietà e libertà di scelta, infatti, la riforma sanitaria lombarda ha espresso una nuova visione dei rapporti fra sistema sanitario e cittadino-utente e dei rapporti fra il livello di governo (Stato/Regione) e la rete degli operatori (Asl e Aziende ospedaliere di diritto pubblico e di diritto privato).
Questa nuova concezione, che fra l’altro affronta per la prima volta il problema del conflitto di interessi introdotto nella sanità italiana con la L. 833/78 e presente in tutte le altre Regioni, porta la Lombardia a promuovere un modello di sanità aperto e pluralistico, nel quale il centralismo programmatorio tipico dei modelli di tipo Beveridge viene superato, o almeno grandemente attenuato, dall’introduzione di strumenti che conferiscono, almeno in parte, un maggiore potere al cittadino/paziente,
limitando così la discrezionalità politica e il peso delle burocrazie e dell’organizzazione.
Il successo del modello lombardo, espresso in qualità ed efficienza economica, è documentato nella consistente massa di dati ed elaborazioni che costituiscono la seconda parte del volume.
Nella prima parte, dopo una analisi dell’originalità del Sistema sanitario della Lombardia, e dell’evoluzione dell’attività ospedaliera nel periodo 2003-2008, particolarmente significativo, viene affrontato il delicato problema della trasferibilità dell’esperienza ad altre Regioni.
Un problema che si confronta con l’autonomia, le peculiarità locali e i diversi orientamenti politici delle Regioni italiane.
Le quali però, sotto il duplice stimolo della crisi economica mondiale e dell’avvio del federalismo fiscale, non potranno probabilmente eludere l’esigenza di avviare vere riforme dei loro sistemi sanitari, per coniugare l’obiettivo dell’efficienza con quello della qualità.