MondosaluteLombardia n.24
[24] dic 2008
Editoriale
di Gabriele Pelissero - Presidente Aiop Lombardia
Federalismo in sanità
In realtà, se per federalismo in Sanità intendiamo l’autonomia sostanziale delle Regioni nel governo del proprio Sistema Sanitario, è necessario ricordare che esso è nato con la stessa legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978.
In questi 30 anni le autonomie, e conseguentemente le differenze fra le Regioni, sono progressivamente aumentate ma questo processo è stato fortemente carente sotto due aspetti: trasparenza e responsabilità.
Si è creata una situazione nella quale un gruppo di Regioni ha potuto produrre un grande deficit sanitario (senza per altro utilizzarlo per migliorare la qualità dei propri servizi, anzi) senza che siano comparsi tempestivi indicatori di allarme (opacità) scaricandone a tutt’oggi i costi sullo Stato, e di fatto sulle altre Regioni (responsabilità).
E’ urgente correggere questa situazione, ed è urgente inserire alcuni meccanismi di tipo amministrativo che orientino tutti i sistemi regionali verso una maggiore equità, qualità, efficienza.
E’ probabile che il processo di riforma che si è avviato con il Federalismo fiscale possa produrre questi risultati, ma le correzioni sul sistema di riparto dei fondi a livello nazionale, seppur indispensabili, non sono sufficienti. Esse infatti non possono da sole produrre risultati sulla qualità dei sistemi regionali, se non unite ad altre politiche e ad altri interventi.
Prima di tutto va fortemente riaffermata la tutela del diritto fondamentale alla salute per tutti i cittadini, che si realizza in concreto rendendo sempre più reale il diritto di scelta del luogo di cura. Ma bisogna anche ricordare che solo con sistemi sanitari aperti, con la presenza paritaria di operatori pubblici e privati accreditati, la possibilità di scegliere è reale, e il cittadino non deve patire gli effetti della cattiva amministrazione della propria Regione o di un Ente pubblico monopolista.
Questo principio porta, inevitabilmente, l’attenzione anche al fenomeno della mobilità sanitaria interregionale, che non deve essere considerata in assoluto un elemento negativo da superare, ma al contrario l’unica attuale difesa del cittadino contro i difetti del proprio sistema regionale.
D’altra parte lo sviluppo tecnologico lo impone, e si assisterà sempre di più alla nascita di poli sanitari di eccellenza attivi su tutto il territorio nazionale. L’idea delle cure sotto casa è un residuo ottocentesco.
Infine bisogna completare l’attuazione del sistema di pagamento a prestazione, con il quale gli ospedali sono pagati una tariffa uguale per tutti, per ogni paziente effettivamente curato.
Se in Italia il principio del pagamento a prestazione introdotto con il DL 502/92 fosse stato applicato non avremmo oggi le “Regioni canaglia,” si sarebbero spontaneamente chiusi tanti ospedali pubblici inutili, avremmo avuto un incremento notevole della qualità delle cure ospedaliere e un più elevato livello di consenso dai cittadini.
Il contrario del pagamento a prestazione è il pagamento a piè di lista, nel quale chi riesce a fare più sprechi ottiene più denaro.
Se la grande riforma federalista della sanità seguirà anche queste linee, molti sistemi sanitari regionali italiani potranno raggiungere un livello di qualità confrontabile con i migliori livelli europei, come ha fatto negli ultimi dieci anni la Regione Lombardia, che oggi dispone della miglior rete ospedaliera d’Italia, che è anche probabilmente l’unica in grado di competere con i più avanzati sistemi sanitari nel mondo.