MondosaluteLombardia n.13
[13] dic 2006
Editoriale
di Gabriele Pelissero - Presidente Aiop Lombardia
Chi sceglie la cura migliore?
Gli Stati Uniti d’America hanno una sanità eccellente, probabilmente al primo posto nel mondo per tecnologia, capacità innovativa e qualità di molte cure. Ma hanno anche grandi problemi. Il più noto è la mancanza di copertura assicurativa per circa un terzo dei cittadini.
Meno noto, ma forse non meno importante, è che anche molti milioni di americani che dispongono di una assicurazione per la malattia sono scontenti del servizio.
E anche i medici si lamentano.
La causa di questa insoddisfazione si chiama “managed care” che vuol dire qualcuno che si intromette fra il medico e il suo paziente per obbligarli a scegliere un certo tipo di esame diagnostico, un certo tipo di cura.
Molte assicurazioni sanitarie stabiliscono, per ogni malattia, un percorso diagnostico terapeutico (PDT) ben definito, che il medico è costretto a seguire anche se non ne è convinto, anche se ritiene che ci sia di meglio, anche se il paziente non lo vuole.
Facciamo un esempio (vero).
Per il dolore cronico al ginocchio un PDT prevede come prima diagnosi l’artroscopia (un esame invasivo e spiacevole) al posto della Risonanza Magnetica (un esame più approfondito, indolore e privo di fastidio). Il medico vorrebbe far eseguire la Risonanza Magnetica, il paziente non vuole sottoporsi all’artroscopia (che in fondo è un piccolo intervento chirurgico) ma non c’è niente da fare. Bisogna ubbidire all’assicurazione. In Italia, e in Europa, per fortuna le cose non stanno così. Tutti i cittadini sono assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) senza discriminazioni.
Il medico è libero di proporre al proprio paziente la diagnosi e la cura che ritiene più opportuna, e di norma il SSN la paga senza discutere.
Tutto bene dunque?
Tutto bene se la lista d’attesa non è troppo lunga. Ma ogni tanto spunta qualche altro pericolo.
Rappresentato da governi o burocrazie che vorrebbero introdurre anche da noi sistemi di “managed care”, scegliere loro la cura più adatta, la diagnosi “migliore”, e imporla al medico e al suo assistito.
Per il bene del cittadino, e per ridurre le spese, ovviamente. Buone intenzioni che rischiano di fare un danno gravissimo ai malati, e di limitare un servizio pubblico, che oggi è, in realtà apprezzato dalla grande maggioranza dei cittadini.
Noi riteniamo che l’ospedale, la diagnosi e la cura debbano essere scelte liberamente dal malato e del suo medico di fiducia, e che tutti gli altri (Governo, Regione, ASL, Ospedali) debbano fare in modo di assicurarli (senza sprechi, ovviamente) in tempi rapidi.
Oggi il sistema sanitario si sforza di lavorare così.
Miglioriamolo, ma non copiamo gli errori degli altri!