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Regione, tagliare le liste di attesa
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Regione, tagliare le liste di attesa

Liste e tempi d'attesa sono l'incubo di ogni cittadino in cerca di cure. La Lombardia è in cima alla classifica delle regioni virtuose, perché da tempo consente di prenotare visite ed esami on line, via telefono o allo sportello. Lo stesso non si può dire per i tempi di attesa, che per alcune prestazioni, sono ancora troppo lunghi. Per arginare il problema, in Lombardia è in corso una sperimentazione. Ne parliamo con Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, che nella trattativa con il Governo per il nuovo Patto della Salute e al tavolo delle Autonomie annuncia una piccola rivoluzione nel comparto sanità.

 

Partiamo dalle liste d'attesa?
"Stiamo costruendo un modello lombardo di gestione unica delle liste d'attesa. Una grande piattaforma, pubblico e privato, per evitare ridondanze, recuperare risorse ed efficacia nella prenotazione".

Come?
"Con un grande sistema di software capace di tenere insieme la realtà pubblica e privata".

Il tema è sempre quello delle risorse...
"La Regione Lombardia ha un sistema sanitario virtuoso che si basa su due gambe: una struttura pubblica di grande qualità ed efficienza con una pluralità di presidi ospedalieri diffusi sul territorio; un privato di grande qualità. In una fase molto complicata in cui i bisogni crescono e le risorse non sono sufficienti, queste due realtà devono collaborare".

La coperta sembra essere sempre troppo corta, però..
"E' per questo che il tema dell'autonomia, che vogliamo inserire nel Patto nazionale per la Salute, è un elemento fondamentale che stiamo ponendo al tavolo delle autonomie differenziate del Governo".

Perché?

"Riteniamo che le regioni che hanno dimostrato di essere virtuose, cioè di spendere in maniera efficace i soldi dei cittadini per erogare servizi sanitari, devono essere libere di avere maggiore flessibilità nell'utilizzo delle risorse".

Quale deve essere la filosofia del nuovo Patto della Salute?
"Basta tetti per l'assunzione del personale e per le risorse da attribuire ai privati. Basta limitazioni sulle borse di studio, ma soprattutto riteniamo di avere bisogno di flessibilità per introdurre l'innovazione. Il tema della telemedicina, del digital health, la possibilità di modificare i Drg, sono elementi fondamentali che vogliamo portare all'interno del Patto per la Salute e dei temi della politica nazionale".

Anche a livello nazionale libertà di scelta tra pubblico e privato. Cosa chiedete in cambio?
"Riconoscendo anche ai privati un ruolo importante che c'è negli investimenti, ci deve essere da parte dei privati la presa in carico dei pazienti cronici e l'introduzione dell'innovazione tecnologica".

Perché, secondo lei, in Lombardia il sistema sanitario funziona meglio che nel resto del Paese?
"L'eccellenza della sanità lombarda è anche data dal fatto che noi abbiamo grandi strutture ospedaliere. In questi anni abbiamo investito molto nel pubblico, nella costruzione di nuovi ospedali, nella riconversione di presidi ospedalieri, nella ristrutturazione di grandi ospedali come il Niguarda e abbiamo un privato che continua a investire anche nella realizzazione di nuovi ospedali".

Gli esempi sarebbero parecchi...

"Soltanto nella realtà milanese si tra realizzando la Città della ricerca e della Salute dove si trasferiranno due istituti pubblici, il Besta e l'Istituto dei Tumori e un presidio ospedaliero del San Raffaele. Nell'aera Expo si stanno spostando il Galeazzi e il Sant'Ambrogio, con una grande realizzazione che impreziosirà la già importante offerta con un'innovazione. Poi, stiamo costruendo un nuovo ospedale pubblico che unirà l'ospedale San Paolo e il San Carlo".

La parola d'ordine è innovazione, ma anche razionalizzazione, insomma..
"L'eccellenza è data dai professionisti e noi dobbiamo mettere a disposizione dei professionisti il meglio della tecnologia, il meglio dell'innovazione della domotica, e, ai nostri cittadini che vanno in un ospedale, anche il meglio dal punto di vista della ricettività e dell'accoglienza".

Nicola Vaglia

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