[42] dic 2017
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Editoriale - I riflessi sulla Sanità privata dopo il referendum sull’autonomia
di Dario Beretta - Presidente Aiop Lombardia
Lunedì 23 ottobre mi risveglio decisamente più sollevato e motivato: in Lombardia ha vinto il referendum sull’autonomia e penso che di conseguenza tutte le giuste richieste e proposte degli erogatori sanitari privati, che sino ad ora sono state apprezzate e condivise dai dirigenti della Regione Lombardia, ma che non hanno potuto essere accolte, a causa di vincoli dettati dalle normative nazionali, non avranno più avuto motivo di non accoglimento.
Ma realisticamente l’esito del referendum in materia sanitaria cosa potrà comportare?
Attualmente l’impianto costituzionale prevede il riparto competenze tra Stato e Regioni sostanzialmente in tre filoni: la legislazione esclusiva statale; la legislazione concorrente tra Stato e Regioni; la legislazione residuale attribuita alle Regioni. Nella legislazione concorrente rientrano le materie della “tutela della salute” e delle “professioni”. Particolare importanza è proprio la formulazione della materia “tutela della salute” nella modifica del titolo V del 2001 in luogo della più ridotta competenza relativa alla “assistenza sanitaria e ospedaliera”.
L’ultimo comma dell’articolo 116 della Costituzione prevede la possibilità per le Regioni di ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” da ottenersi dietro richiesta delle Regioni, con l’approvazione di una intesa tra lo Stato e la Regione interessata, e con l’approvazione delle Camere a “maggioranza assoluta dei componenti”.
Il tutto è subordinato al rispetto dei “principi” dell’articolo 119 della Costituzione così come modificato dalla legge costituzionale che ha introdotto l’obbligo del pareggio di bilancio.
Quali sono state le proposte avanzate
dalla Regione Lombardia?
La bozza divulgata dalla stampa il 25 ottobre contiene due punti di nostro interesse che sono, però, trattati congiuntamente: la materia “professioni” è accorpata alla “tutela della salute”.
La Regione Lombardia riconosce da un lato di avere già una decisa autonomia dovuta alla innovativa articolazione delle aziende sanitarie lombarde in ATS e ASST, dall’altro ravvisa la necessità di “consolidare” il modello all’interno di un “quadro di risorse autonome del finanziamento del sistema socio-sanitario” per consentire una maggiore flessibilità del sistema. Inoltre si richiedono le ulteriori forme di autonomia rispetto al “pieno sviluppo del sistema formativo” delle professioni sanitarie. Non si comprende quale sia la direzione che si voglia intraprendere con l’affermazione di “rendere coerenti con le esigenze del territorio il tema delle specializzazioni”. Non si comprende, infatti, se il riferimento sia relativo alla programmazione numerica o al contenuto. Infine si chiede di “sperimentare l’impatto delle nuove tecnologie sulla salute delle persone”. Sulla materia sanitaria non si rinvengono particolari rivoluzioni sull’eventuale accoglimento della maggiore autonomia richiesta con la forza del referendum regionale. Viene richiesto il totale finanziamento autonomo del Servizio sanitario regionale ritenendo evidentemente di poterne trarre dei decisi vantaggi. Il problema vero rimane il sottofinanziamento della sanità pubblica in questo paese che rende difficoltoso il diritto alla salute dei cittadini.
Conclusioni
Alla luce di tutte queste considerazioni che cosa realisticamente ci si può attendere dall’esito del referendum?
Almeno due sono gli obbiettivi che mi sembrano più perseguibili.
Il primo è il superamento del vincolo posto alle prestazioni degli erogatori privati dalla c.d. Spending Review (DL 95/2012) con il blocco alla spesa al 2011 -2% a partire dal 2014.
Tale norma ha profili di incostituzionalità sia nella natura a tempo indeterminato del taglio di spesa sia sulla autonomia gestionale della Regione Lombardia. Va ricordato che tale vincolo sta comportando anche precisi limiti alla mobilità interregionale.
Il secondo punto riguarda il tema degli specializzandi che essendo normato a livello Nazionale impedisce che in Regione Lombardia vi sia un allineamento alle reali esigenze formative ed eventualmente anche il loro utilizzo nel S.S.R. già a partire dagli ultimi anni del corso di specializzazione.