Ricerca e sperimentazione in comune: "Così vogliamo curare i pazienti russi in Italia"
Il turismo sanitario è un fenomeno che a livello globale muove, da un paese all'altro, oltre 10 milioni di pazienti in cerca di cure ogni anno. Il business generato è di 100 miliardi di dollari. Gli inglesi, per superare le liste d'attesa, cominciano a guardare all'Italia. E' arrivato il momento dei Russi? Ne parliamo con Michele Nicchio, che ha da poco guidato la missione confindustriale a Mosca: “Il sistema sanitario italiano, nonostante i tagli, offre un livello qualitativo tra i migliori al migliori al mondo, ma nessuno lo sa”.
Addirittura?
“Se pensiamo al made in Italy ci viene in mente il food, il fashion, il lusso, la Ferrari. Nessuno pensa alla sanità. Pochissimi dei nostri ospedali sono conosciuti all'estero, eppure vantiamo moltissime eccellenze”.
Tutti parlano di Israele, pero’.
“Noi ci abbiamo fatto un tour di recente. Se da un punto di vista digitale loro sono piu’ avanti di noi, da un punto di vista medico assolutamente no”.
Un bel vantaggio, però...
“In Israele nascono 8000 nuove start up ogni anno. I pazienti possono prenotare gli appuntamenti dai loro medici di base e gli esami clinici con il cellulare. Il fascicolo sanitario elettronico, che da noi è ancora poco più di un’idea, in quel paese è una realtà consolidata da anni: ogni paziente può consultare la propria storia clinica con lo smart phone”.
E da un punto di vista medico?
“A parità di servizio le prestazioni sanitarie sono molto più costose che da noi”.
Perché organizzare una missione a Mosca?
“Ogni anno centinaia di migliaia di pazienti russi vanno a curarsi in Germania e Israele, quando potrebbero venire qui”.
Come è andata?
“Abbiamo preso contatti con le assicurazioni, le agenzie del turismo sanitario, direttamente con gli ospedali”.
Qual è la strategia?
“Stringere accordi con le assicurazioni private e con le agenzie che organizzano questo tipo di viaggi”.
E con gli Ospedali?
“Con loro cerchiamo un rapporto diretto. L'idea è quella di sviluppare protocolli di ricerca, fare sperimentazione, condividere le best practices. Da questa collaborazione può nascere una nuovo modo di gestire i pazienti più complessi, che potrebbero venire nei nostri ospedali per ricevere cure adeguate, continuando a mantenere un rapporto con i loro medici e le loro strutture in patria. Poi ci sarebbe un'altra novità”.
Quale?
“Loro sono molto interessati al nostro modello di assistenza per gli anziani. Ci hanno chiesto di aprire delle residenze a Mosca, sul modello di quelle italiane”.
Cosa avete risposto?
“E' una prospettiva interessante, si vedrà strada facendo”.
Siete stati ben accolti, dunque...
“Abbiamo parlato, tra gli altri, con la presidente dell’ordine dei medici di Mosca, primari e direttori sanitari del Cancer Center di Mosca, la clinica universitaria di Ortopedia e Traumatologia, il Centro di Neurochirurgia di Mosca che da solo effettua oltre 7500 interventi ogni anno. Per chi è del mestiere, sono numeri impressionanti”.
E' ottimista?
“I russi sono un popolo molto concreto. Per sviluppare un rapporto duraturo la chiave di volta è quella di pubblicizzare molto di più l'attività che si svolge nel nostro Paese. I nostri concorrenti, tedeschi e israeliani, quando si muovono lo fanno con alle spalle l'itero sistema paese, industriale, politico e bancario”.
Noi?
“Dovremmo imitarli, ma se l'Italia non è ancora pronta a questo passo, dovremmo cominciare a promuovere il sistema sanitario Lombardo, che vanta eccellenze a livello mondiale”.
Nicola Vaglia